martedì 15 maggio 2012

Nicolò Carnesi - Gli Eroi Non Escono il Sabato



Prodotto italiano D.o.c. Nicolò Carnesi nasce musicalmente nell'underground palermitano e pubblica il suo prima Ep "Ho Poca Fantasia" nel 2011. Il suo primo lavoro non tarda a farsi attendere, "Gli Eroi Non Escono il Sabato" esce nelle prime settimane di quest'anno. Già dall'Ep si notava il tono polemico contro le cosiddette "mode" del momento: "Tutti poeti, tutti scrittori, tutti profeti, tutti bohémienne" cantava in "Moleskine". E nell'album questa polemica si spinge contro la stessa società: "Kinder Cereali All'Amianto" e "Medusa" ad esempio. "Scompartimenti stagni che ci ostiniamo a chiamare società" canta in "Forma Mentis". Non è certamente tutta critica, ma anche musica cantautoriale e lo si sente (e bene!). Al bacio il duetto con il "gaetano" Brunori Sas in "Mi Sono Perso a Zanzibar". Musicalmente si passa da un genere all'altro, dal rock de "Il Colpo" alla new wave di "Ho Poca Fantasia" al rock sporco di "Mr Robinson". Insomma ce n'è per tutti i gusti, non resta che lasciarsi prendere da questa bella novità made in Italy.

VOTO: 8

giovedì 10 maggio 2012

Iraway - Heroes Of Other Times (2012)



E' solo un EP! Allora quale subdolo motivo mi spinge a recensirlo? Semplice, è italiano. Ed in più è heavy metal allo stato puro, di quelli che difficilmente si trovano al giorno d'oggi. Heroes Of Other Times è l' EP d'esordio degli Iraway, gruppo romano. In realtà l'EP non è propriamente ascrivibile soltanto all'heavy, cambi di genere (con annesse tonalità blues) sono frequenti. Perfette le ritmiche. Vocalmente si passa spesso dalla voce liscia al cantato growl. Da notare la voce (o meglio growl) femminile in "Fathers Of Liberty", da non poter definire in altro modo se non sublime. Personalmente spero che band del genere in Italia riescano a fare strada anche se il lumicino della speranza è sotto la pioggia scrosciante ormai da anni. Insomma cercate di dare una chance a questi ragazzuoli talentuosi!!

VOTO: 8

sabato 5 maggio 2012

The Fray - Scars & Stories (2012)



Oddio due recensioni in due giorni, sono mica impazzito?!? Si!
Scars & Stories, un album che non riesce a prendere fin dal primo secondo. Ma ascoltandolo ripetutamente, senza che ce ne si accorga, entra nel cuore. Personalmente adoro "1961", fautore di questo post-apprezzamento. La sentii sul mio lettore mp3 tempo dopo aver ascoltato l'album. Mi ero scordato di tutte le tracce tranne di "Heartbeat", altro gran pezzone, nonchè primo singolo. Ascoltandola mentre cercavo di districarmi tra la folla frettolosa, mi ha acceso qualcosa di positivo e, dato che le coincidenze arrivano sempre nei momenti migliori alla fine di questa canzone per me sconosciuta, ne arriva un'altra, subito dopo, "The Fighter", altro amore. Insomma mi son dovuto fermare, fermare per sapere chi minchia stesse infestando il mio lettore... eh! Dovevo pur fare in modo che faccesse un ottimo lavoro!
Album ottimo, che considero il migliore della band (superando l'omonimo "The Fray" e soprattutto "How To Save A Life"). Ah tenete d'occhio le ultime due tracce, "Rainy Zurich" e "Be Still", nessuna miglior conclusione per un album.

VOTO: 8

venerdì 4 maggio 2012

Lo Stato Sociale - Turisti Della Democrazia (2012)



Sono così indie che il blog è fuori moda! Lo Stato Sociale, band vincitrice recentemente del premio "Fred Buscaglione", proviene da Bologna, e non ha peli sulla lingua. A dispetto del fatto che ormai sta uscendo fuori questa abbagliante moda del fare musica sul politico e sul sociale, questi cinque ragazzuoli se la cavano davvero egreggiamente. "Mi Sono Rotto Il Cazzo" rappresenta forse il pezzo migliore dell'album, tanto cinico quanto arrabbiato. Lo stesso lo si nota in un altro grande pezzo, "Cromosomi". "Si tocca l'apice con "Sono Così Indie" critica al mondo indie. Non riesco ne voglio dire di più se non: ACCAPARRATEVELO, ASSAPORATELO. Ci vediamo alla prossima recensione... che spero arrivi prima di tre mesi xD
P.S. non c'è il download, compratevelo, sennò attaccatevi.
 
 VOTO: 7,5
 

mercoledì 18 gennaio 2012

The Dear Hunter - Act I: The Lake South The River North (2006)



Il teatro è sempre stato per me un mondo straordinario. Mentori per me quali Pirandello, Ibsen, Brecht e scorrendo più addietro il maetro dei maetri Shakespeare han sempre messo davanti agli occhi delle genti opere dal potenziale e dall'originalità uniche. Cosa succede però nel momento in cui il teatro si trasforma in musica? Quando le uniche immagini sono quelle che la tua mente (sana o malata) riesce a proiettare? Succede che stai ascoltando I The Dear Hunter. "Act I: The Lake South The River North" non è altro che l'inizio di una concept "discography" che comprenderà in tutto sei album (ora siamo a quota tre). La storia che c'è dietro è semplice da dipanare: l'incipit ci parla di un ragazzo, delle disavventure che vivrà e della sua morte. "The Lake South", strumentale lascia spazio alla nostra mente nell'immaginare l'ambientazione dell'opera musicale. La storia inizia presentandoci Ms. Terri, una donna che cerca di scappare da una città definita semplicemente "The City", inseguita da uomini per adesso sconosciuti. Riesce a salvarsi. Prende un treno, il "The Delphi Express" che la porterà a "The Lake and The River". In "The Inquiry of Ms. Terri" scopriamo che Ms. Terri è una prostituta ed è incinta (durante il viaggio in treno si chiede se la sua scelta di scappare sia stata giusta). Arrivata a destinazione, il bambino di li a poco nasce, ma non ci è dato sapere il suo nome. "1878" sta ad indicare il periodo in cui presumibilmente la donna cresce il figlio. In "The Pimp and The Priest" facciamo la conoscenza dell'antagonista della storia, un prete, clericale di giorno, peccatore di notte (gestisce un bordello chiamato "The Dime"). Ms. Terri lavorava al Dime e nel momento in cui decise di mollare andò contro il volere del prete/pappone. In "His Hands Matched His Tongue" il rapporto tra madre e figlio si consolida, ma Ms Terri non menziona al figlio delle tante cattiverie subite e della sua vita passata. Con l'ultima strumentale capiamo che ci troviamo davanti alla fine del primo atto.
La storia ha preso il via e nei prossimi mesi posterò gli altri due atti di questa storia, di chiara ispirazione dickensiana. See you soon!!

VOTO: 8

martedì 17 gennaio 2012

Yann Tiersen - Le Fabuleux Destin d'Amélie Poulain (2001)


La domanda è semplice: chi non ha mai visto il film "Il favoloso mondo di amélie"? Chi non l'ha fatto è bandito da questo blog! La cosa che ha reso questo film, un grande capolavoro, oltre all'ambientazione parigina, alla grande storia che si snoda in questa città, agli stranissimi personaggi che vi ci vivono, è stata la colonna sonora di un certo Yann Tiersen, oggi famoso, allora semi-sconosciuto. L'utilizzo di innumerevoli strumenti nelle 20 tracce rende il disco qualcosa di sopraffino. Tre versioni de "La Valse D'Amelie", tra cui la terza fatta a pianoforte, ci fa sentire proprio l'odore della città francese, ci fa scognare ad occhi aperti di avventurarci per i suoi vicoli sfoggiando un accento francese di prima qualità. "Comptine d'un Autre Ete" da la mazzata finale. Sei sempre a Parigi, ma stavolta la vivi da artista, la vivi con tutto te stesso. Non è la Parigi soleggiata, ma, citando il film da poco uscito "Midnight in Paris": "è la Parigi più bella, quella che osservi e che ispezioni passo dopo passo sotto la pioggia scrosciante".
Au revoir mes amis!

VOTO: 8

lunedì 16 gennaio 2012

The Black Keys - El Camino (2011)


Ero sotto la doccia. Si avete capito bene, ero sotto l'acqua e chissà, forse il  o il rendeprofumo di shamporsi conto di aver proprio bisogno di lavarsi, mi ha fatto riflettere sulla parola "bisogno". E pensandoci su mi è venuto in mente quest'album. L'album, ennesimo capolavoro di due figli di buona donna: Auerback e Carney, rappresenta quel bisogno del dover mollare tutto e mettersi in viaggio, destinazione "Non Ha Importanza". E l'album esplode subito: si parte con "Lonely Boy", perchè se si viaggia in solitaria, il viaggio acquista più valore. Il brano è una cavalcata tra Chuck Berry e gli ZZ Top. Pian piano che l'album procede il ritmo si rallenta, come a dire: ci si deve pure fermare da qualche parte, ammirare il panorama o semplicemente fare benzina. Ed è qui che ti ritrovi con pezzi del calibro di "Little Black Submarines" traccia dai toni zeppeliniani. Il viaggio riprende, ma sarà "Stop Stop" a fermarci di nuovo. Il paesaggio da ammirare stavolta appartiene al passato così come i suoni del brano, meritevole di essere cantata nelle chiese addirittura come pezzo gospel. Il viaggio ora sta per concludersi, dobbiamo tornare, il nostro bisogno s'è consumato e la nostra esperienza dev'essere cancellata dalla mente, altrimenti poi non sarà più lo stesso. "Mind Eraser" ha questo scopo, ma fallisce, perchè il motivo ci resta in testa peggio dei pidocchi rimediati durante lo sporco viaggio. Fischiando il ritornello, davanti alla soglia di casa un solo pensiero ci sfiora: "adesso c'è proprio bisogno di una doccia calda".
VOTO: 8,5